Appendice D. Introduzione al partizionamento del disco

NotaNota Bene
 

Quest'appendice non è necessariamente applicabile alle architetture basate su x86. Tuttavia il concetto generale potrebbe essere valido.

Le partizioni del disco costituiscono da tempo un elemento standard nei personal computer. Tuttavia, poiché la maggior parte della gente acquista computer già dotati di sistema operativo, pochi capiscono il funzionamento delle partizioni. Questo capitolo tenta di spiegare l'utilità e il funzionamento delle partizioni del disco, affinché l'installazione di Red Hat Enterprise Linux sia il più semplice possibile.

Se conoscete il funzionamento delle partizioni del disco, potete passare alla Sezione D.1.4 e seguire la procedura indicata per liberare lo spazio su disco e preparare l'installazione di Red Hat Enterprise Linux. Questa sezione espone inoltre lo schema utilizzato da Linux per la denominazione delle partizioni, la modalità di condivisione dello spazio su disco con altri sistemi operativi e argomenti correlati.

D.1. Concetti di base sui dischi fissi

I dischi fissi svolgono una funzione molto semplice: possono archiviare dati e recuperarli su comando.

Per trattare temi come il partizionamento del disco, è importante avere qualche nozione sull'hardware usato. Purtroppo è facile perdersi fra i dettagli. Per facilitare la spiegazione di ciò che realmente avviene durante il partizionamento, abbiamo deciso di utilizzare un diagramma semplificato di un disco fisso partizionato. La Figura D-1, mostra un disco fisso nuovo, mai utilizzato prima.

Figura D-1. Unità disco mai utilizzata

Non c'è molto da vedere, vero? Ma se parliamo di dischi fissi a livello base, la questione cambia. Supponiamo di voler archiviare alcuni dati su un disco. In questo momento non è possibile. Dobbiamo prima compiere alcune operazioni.

D.1.1. Non conta ciò che scrivete, ma come lo scrivete

Gli utenti più esperti probabilmente hanno già familiarità con queste operazioni. Occorre formattare l'unità. Con la formattazione (in genere definita "creazione di un filesystem") vengono scritte delle informazioni sul disco e viene fatto ordine sfruttando lo spazio vuoto di un disco non formattato.

Figura D-2. Unità disco con filesystem

Come mostra la Figura D-2, l'ordine imposto da un filesystem comporta alcuni compromessi:

  • Una piccola percentuale dello spazio libero su disco è usata per archiviare i dati relativi al filesystem e può essere considerata come overhead.

  • Un filesystem divide lo spazio rimanente in piccoli segmenti di dimensioni regolari. Nel mondo Linux, questi segmenti sono conosciuti come blocchi. [1]

Dato che i filesystem consentono di eseguire numerose operazioni, tra le quali la creazione di directory e file, questi compromessi non sono che un piccolo prezzo da pagare.

È anche vero che non esiste un filesystem singolo e universale; come mostra la Figura D-3, un disco può avere uno o più filesystem differenti. Come potrete immaginare, filesystem differenti possono essere incompatibili, quindi un sistema operativo che supporta un certo filesystem (o più tipi di filesystem) potrebbe non supportarne un altro. Questa comunque non è una regola sempre valida. Per esempio,Red Hat Enterprise Linux supporta un'ampia varietà di filesystem (inclusi quelli comunemente utilizzati da altri sistemi operativi), semplicando l'interscambio tra filesystem differenti.

Figura D-3. Unità disco con un filesystem differente

Naturalmente, scrivere un filesystem su disco costituisce solo l'inizio. L'obiettivo di questo processo è quello di archiviare e recuperare i dati. Diamo uno sguardo al nostro disco dopo la scrittura di alcuni file su di esso.

Figura D-4. Unità disco contenente dati

Come mostra la Figura D-4, alcuni dei blocchi prima vuoti ora contengono dati. Tuttavia non possiamo ancora determinare con esattezza quanti file si trovano nel disco; magari solo uno o forse molti di più, poichè tutti i file utilizzano almeno un blocco e alcuni più di uno. Un altro punto importante da notare è che i blocchi utilizzati non devono essere contigui e i blocchi usati non possono essere sparpagliati. Il processo è noto come frammentazione. La frammentazione può avere un ruolo importante quando si tenta di ridimensionare una partizione esistente.

Con lo sviluppo delle tecnologie informatiche, le unità disco hanno continuato a mutare nel tempo. In particolare, sono diventate più grandi, non dal punto di vista delle dimensioni ma delle capacità, in quando possono archiviare più dati. E questo ha introdotto un cambiamento fondamentale nella modalità di utilizzo dei dischi.

D.1.2. Partizioni: ottenere più unità da una sola

Con l'aumento delle capacità delle unità disco, alcune persone hanno cominciato a chiedersi se fosse una buona idea avere tutto quello spazio disponibile su un unico disco. Questa linea di pensiero era guidata da vari argomenti, alcuni filosofici, altri tecnici. Da un punto di vista filosofico, oltre una certa dimensione, sembrava che lo spazio aggiuntivo fornito da un disco più grande creasse solo confusione. Da un punto di vista tecnico, alcuni filesystem erano stati ideati per supportare fino a una certa capacità. Oppure i filesystem potevano supportare dischi più grandi, ma l'overhead imposto dal filesystem per tenere traccia dei file diventava eccessivo.

Per risolvere il problema, si è deciso di dividere i dischi in partizioni. Si può accedere a ogni partizione come se fosse un disco separato. Questo avviene mediante l'aggiunta di una tabella delle partizioni.

NotaNota Bene
 

Mentre i diagrammi in questo capitolo mostrano la tabella delle partizioni separata dal resto del disco, in realtà questa è archiviata all'inizio del disco, prima di ogni filesystem o di qualsiasi dato dell'utente. Ma per maggior chiarezza, nei nostri diagrammi verrà visualizzata separatamente.

Figura D-5. Unità disco e tabella delle partizioni

Come mostrato nella Figura D-5, la tabella delle partizioni è divisa in quattro sezioni. Ogni sezione può contenere le informazioni necessarie a definire una singola partizione e questo significa che la tabella delle partizioni può definire non più di quattro partizioni.

Ogni voce della tabella delle partizioni contiene molte caratteristiche importanti della partizione:

  • i punti sul disco in cui la partizione inizia e finisce;

  • informazioni relative all'attivazione della partizione;

  • il tipo di partizione.

Analizziamo più in dettaglio ognuna di queste caratteristiche. I punti iniziali e finali indicano la dimensione e la posizione sul disco della partizione. La definizione di "attivazione" è usata dai loader di avvio di alcuni sistemi operativi. In altre parole, il sistema operativo della partizione "attiva" viene avviato.

Il tipo di partizione può confondere. È un numero che identifica l'utilizzo della partizione. Questa informazione può sembrarvi un po' vaga, perché il significato stesso del tipo di partizione è vago. Alcuni sistemi operativi utilizzano il tipo di partizione per denotare un tipo specifico di filesystem, per identificare la partizione come associata a un sistema operativo particolare, per indicare che la partizione contiene un sistema operativo avviabile o una combinazione di queste tre possibilità.

Ora vi chiederete come venga normalmente utilizzata questa parte aggiuntiva. Consultate la Figura D-6 per avere un esempio.

Figura D-6. Disco fisso con partizione singola

In molti casi un'unica partizione occupa tutto il disco. In questo caso, nella tabella delle partizioni viene utilizzata solo una voce, che punta all'inizio della partizione.

Abbiamo attribuito a questa partizione l'etichetta di tipo "DOS". Sebbene si tratti solo di uno dei diversi tipi di partizione elencati nella Tabella D-1, è utile ai fini della nostra spiegazione.

Tabella D-1 contiene un elenco di alcuni tipi di partizione molto diffusi (e non) e il loro valore numerico esadecimale.

Tipo di partizioneValoreTipo di partizioneValore
Vuota00Novell Netware 38665
DOS 12-bit FAT01PIC/IX75
XENIX root02MINIX precedente80
XENIX usr03Linux/MINUX81
DOS 16-bit <=32M04Linux swap82
Estesa05Linux nativo83
DOS 16-bit >=3206Linux esteso85
OS/2 HPFS07Amoeba93
AIX08Amoeba BBT94
AIX bootable09BSD/386a5
OS/2 Boot Manager0aOpenBSDa6
Win95 FAT320bNEXTSTEPa7
Win95 FAT32 (LBA)0cBSDI fsb7
Win95 FAT16 (LBA)0eBSDI swapb8
Win95 Esteso (LBA)0fSyrinxc7
Venix 8028640CP/Mdb
Novell51DOS accesse1
Avvio PPC PReP41DOS R/Oe3
GNU HURD63DOS secondariof2
Novell Netware 28664BBTff

Tabella D-1. Tipi di partizione

D.1.3. Partizioni all'interno di partizioni — Panoramica sulle partizioni estese

Col passare del tempo quattro partizioni non erano più sufficienti. Con la crescita delle dimensioni dei dischi fissi, è diventato sempre più diffuso creare quattro partizioni di dimensioni ragionevoli, riuscendo contemporaneamente ad avere ancora spazio sul disco per creare altre partizioni.

Inserite la partizione estesa. Come avrete notato nella Tabella D-1, esiste un tipo di partizione "Estesa" che si trova al centro delle partizioni estese.

Quando si crea una partizione di tipo "Estesa", viene creata una tabella delle partizioni estese. In sostanza, la partizione estesa è come una unità disco con tutte le sue caratteristiche —. Ha una tabella che punta a una o più partizioni (ora chiamate partizioni logiche, in opposizione alle quattro partizioni primarie) contenute interamente all'interno della partizione estesa. La Figura D-7 mostra una unitàdisco con una partizione primaria e una partizione estesa contenente due partizioni logiche (più altro spazio libero non partizionato).

Figura D-7. Unità disco con partizione estesa

Come si può notare da questa figura, esiste una differenza tra partizioni primarie e partizioni logiche - si possono avere solo quattro partizioni primarie, ma non c'è limite al numero di partizioni logiche che è possibile ottenere. Tuttavia, dato il modo in cui si accede alle partizioni in Linux, non è una buona idea tentare di definire più di 12 partizioni logiche su una singola unità.

Ora che abbiamo trattato in modo generale l'argomento delle partizioni, passiamo al lato pratico e proviamo a installare Red Hat Enterprise Linux.

D.1.4. Creazione di spazio per l'installazione di Red Hat Enterprise Linux

Durante la ripartizione del disco fisso si possono incontrare tre possibili scenari:

  • spazio libero non partizionato

  • partizione inutilizzata

  • spazio libero in una partizione utilizzata attivamente

Analizziamo nell'ordine ogni scenario.

NotaNota Bene
 

Occorre tenere presente che i seguenti esempi sono stati semplificati per fornire maggior chiarezza e non riflettono la struttura generale delle partizioni che otterrete durante l'installazione di Red Hat Enterprise Linux.

D.1.4.1. Utilizzo dello spazio libero non partizionato

In questo caso, le partizioni già definite non occupano l'intero disco, lasciando dello spazio libero che non appartiene ad alcuna partizione definita. La Figura D-8 mostra questo concetto.

Figura D-8. Unità disco con spazio libero non partizionato

In Figura D-8, 1 rappresenta una partizione non definita con spazio non assegnato e 2 rappresenta una partizione definita con spazio assegnato.

In fondo, anche un disco fisso non utilizzato rientra in questa categoria, con la sola differenza che lo spazio non fa parte di alcuna partizione definita.

In ogni caso, potete semplicemente creare le partizioni necessarie dallo spazio non utilizzato. Sfortunatamente, questo scenario, seppur molto semplice, non si verifica spesso (a meno che non abbiate appena acquistato un nuovo disco solo per Red Hat Enterprise Linux). La maggior parte dei sistemi operativi pre-installati è configurata in modo da occupare tutto lo spazio disponibile su di una unità disco (vedere la la Sezione D.1.4.3).

Vediamo ora una situazione più comune.

D.1.4.2. Utilizzo dello spazio di una partizione non utilizzata

In questo caso, potreste avere una o più partizioni che non utilizzate più. Forse usavate un altro sistema operativo in passato e le sue partizioni (o la partizione) non vi servono più. La Figura D-9 illustra una situazione simile.

Figura D-9. Unità disco con partizione inutilizzata

In Figura D-9, 1 rappresenta una partizione non usata e 2 rappresenta la ridistribuzione di una partizione non usata per Linux.

Se vi trovate in questa situazione, potete utilizzare lo spazio assegnato per la partizione inutilizzata. Dovete prima di tutto cancellare la partizione e quindi creare al suo posto la partizione (o le partizioni) appropriata per Linux. Avete l'opportunità di creare manualmente le partizioni durante una installazione e cancellare la partizione prima di crearne una nuova.

D.1.4.3. Utilizzo dello spazio libero di una partizione attiva

Questa è la situazione più comune. È anche, purtroppo, la più difficile da gestire. Il problema principale infatti è che, anche se avete abbastanza spazio libero, questo è comunque allocato a una partizione già in uso. Se avete acquistato un computer con un software preinstallato, il disco fisso ha probabilmente una partizione ampia contenente il sistema operativo e i dati.

Oltre ad aggiungere un nuovo disco fisso al vostro sistema, avete due possibilità:

Ripartizionamento distruttivo

In poche parole, si tratta di cancellare l'unica grande partizione e di creare tante partizioni più piccole. Come potrete immaginare, tutti i dati presenti nella partizione originale verranno distrutti. È pertanto necessario fare prima un backup. Per sicurezza, fate due backup, effettuate la verifica (se disponibile nel vostro software di backup) e provate a leggere i dati dalla copia di backup prima di cancellare la partizione.

CautelaAttenzione
 

Se sulla partizione è installato un sistema operativo, è necessario reinstallarlo. Alcuni computer dotati di sistema operativo pre-installato possono non fornire il supporto CD-ROM per la reinstallazione del sistema operativo originale. Verificate se questo accade sul vostro sistema prima di distruggere la partizione originale e l'installazione del sistema operativo.

Dopo aver creato una partizione più piccola per il vostro sistema operativo, potete reinstallare qualunque software, ripristinare i dati e iniziare l'installazione di Red Hat Enterprise Linux. La Figura D-10 mostra questa operazione.

Figura D-10. Unità disco partizionata in modo distruttivo

In Figura D-10, 1 rappresenta la condizione originaria e 2 rappresenta la condizione successiva.

CautelaAttenzione
 

Come mostra la Figura D-10, ogni dato presente sulla partizione originale, verrà perso senza un back up adeguato!

Ripartizionamento non distruttivo

Potete avviare un programma capace di ridurre le dimensioni di una grossa partizione senza perdere nessuno dei file contenuti in quella partizione. Molti trovano questo metodo affidabile e privo di particolari problemi. Quale software dovete utilizzare per compiere questa operazione? Ci sono parecchi software di gestione del disco sul mercato. Dovete cercare quello che più si addice alla vostre esigenze.

Mentre il processo di ripartizionamento distruttivo è abbastanza intuitivo, qui ci sono alcuni passi da seguire:

  • Compressione e back up dei dati esistenti

  • Ridimensionamento della partizione esistente

  • Creazione di nuove partizioni

Osserviamo ogni passo in modo dettagliato.

D.1.4.3.1. Compressione dei dati esistenti

Come mostra la Figura D-11, occorre innanzitutto comprimere i dati della vostra partizione esistente. Questo consente di riorganizzare i dati in modo da ottimizzare al massimo lo spazio libero disponibile alla "fine" della partizione.

Figura D-11. Unità disco durante la compressione

In Figura D-11, 1 rappresenta la condizione originaria e 2 rappresenta la condizione successiva.

Questo passo è cruciale. Senza di esso, la posizione dei vostri dati può impedire che la partizione venga ridimensionata nella misura desiderata. Notate anche che alcuni dati non possono essere spostati. Se questo succede (e restringe la misura della/e nuova/e partizione/i), rischiate di dover eseguire il ripartizionamento distruttivo forzato del vostro disco.

D.1.4.3.2. Ridimensionamento della partizione esistente

La Figura D-12 mostra il processo di ridimensionamento. Anche se il risultato finale dell'operazione di ridimensionamento può variare in funzione del software utilizzato, in molti casi lo spazio appena liberato viene utilizzato per creare una partizione non formattata dello stesso tipo della partizione originale.

Figura D-12. Unità disco con partizione ridimensionata

In Figura D-12, 1 rappresenta la condizione originaria e 2 rappresenta la condizione successiva.

È importante capire come il software di ridimensionamento lavora con lo spazio libero creato, in modo da poter eseguire le operazioni necessarie. Nell'esempio fornito, sarebbe più appropriato cancellare la nuova partizione DOS e creare le partizioni appropriate per Linux.

D.1.4.3.3. Creazione di nuove partizioni

Come implicato dalla fase precedente, può essere, o meno, necessario creare nuove partizioni. Tuttavia, a meno che il vostro software di ridimensionamento riconosca Linux, è probabile che dobbiate cancellare la partizione creata durante il processo sopra descritto. La Figura D-13 mostra questa operazione.

Figura D-13. Unità disco con configurazione di partizione finale

In Figura D-13, 1 rappresenta la condizione originaria e 2 rappresenta la condizione successiva.

NotaNota Bene
 

Le informazioni seguenti riguardano solo i computer basati su x86.

Per una questione di convenienza per i nostri clienti, l'utility parted è inclusa. Si tratta di un programma distribuito gratuitamente che può ridimensionare le partizioni.

Se decidete di ripartizionare la vostra unità disco con parted, è importante avere una certa familiarità con la memoria del disco, importante per questo scopo effettuare anche un back up dei dati del vostro computer. Fate due copie di tutti i dati importanti presenti sul vostro computer. Queste copie dovrebbero essere fatte su dispositivi rimovibili (come nastri, CD-ROM, o dischetti). Prima di procedere, dopo aver fatto il backup assicuratevi che i dati siano leggibili.

Se decidete di utilizzare parted, ricordate che dopo la sua esecuzione saranno presenti due partizioni: quella ridimensionata e quella che parted ha creato dallo spazio libero della prima partizione. Se il vostro obiettivo è quello di utilizzare questo spazio per installare Red Hat Enterprise Linux, cancellate la partizione appena creata utilizzando la utility di partizionamento del vostro sistema operativo corrente, oppure durante l'impostazione delle partizioni durante l'installazione.

D.1.5. Schema dei nomi per le partizioni

Linux fa riferimento alle partizioni del disco utilizzando una combinazione di lettere e numeri che può confondere, soprattutto se siete abituati al metodo del "drive C" per i dischi e le partizioni. Nel mondo DOS/Windows, le partizioni sono nominate usando il seguente metodo:

  • Ogni tipo di partizione viene controllata per determinare se può essere letta da DOS/Windows.

  • Se la partizione è compatibile, viene assegnata una "lettera del drive". Le lettere dei drive iniziano dalla lettera "C" e proseguono in funzione del numero di partizioni da etichettare.

  • La lettera del drive può quindi essere utilizzata per far riferimento a una data partizione così come al filesystem contenuto in essa.

Red Hat Enterprise Linux utilizza uno schema di assegnazione dei nomi più flessibile e ricco di informazioni rispetto all'approccio utilizzato da altri sistemi operativi. Tale schema si basa sui file, con nomi del tipo /dev/xxyN.

Ecco come decifrare lo schema per l'assegnazione dei nomi delle partizioni:

/dev/

Questo è il nome della directory nella quale risiedono tutti i file device. Dato che le partizioni risiedono su dischi fissi e i dischi fissi sono dispositivi, i file che rappresentano tutte le possibili partizioni sono contenuti in /dev/.

xx

Le prime due lettere del nome della partizione indicano il tipo di dispositivo su cui risiede la partizione. In genere trovate hd (per i dischi IDE) oppure sd (per i dischi SCSI).

y

Questa lettera indica su quale dispositivo si trova la partizione. Per esempio, /dev/hda (il primo disco IDE) oppure /dev/sdb (il secondo disco SCSI).

N

Il numero finale indica la partizione. Le prime quattro partizioni (primarie o estese) vengono numerate da 1 a 4. Le partizioni logiche iniziano da 5. Per esempio, /dev/hda3 è la terza partizione primaria o estesa sul primo disco IDE e /dev/sdb6 è la seconda partizione logica sul secondo disco SCSI.

NotaNota Bene
 

Non esiste nessuna convenzione su questa metodologia di denominazione basata sul tipo di partizione. A differenza di DOS/Windows, tutte le partizioni possono essere identificate sotto Red Hat Enterprise Linux. Naturalmente, questo non significa che Red Hat Enterprise Linux può accedere ai dati su qualunque tipo di partizione, ma in molti casi è possibile accedere ai dati delle partizioni dedicate ad altri sistemi operativi.

Queste informazioni vi faciliteranno le cose quando configurerete le partizioni richieste da Red Hat Enterprise Linux.

D.1.6. Partizioni e altri sistemi operativi

Se le partizioni di Red Hat Enterprise Linux devono condividere lo spazio presente sul disco con partizioni utilizzate da altri sistemi operativi, non dovreste avere problemi. Tuttavia, alcune combinazioni di Linux e altri sistemi operativi richiedono maggiori precauzioni.

D.1.7. Partizioni su disco e Mount Point

Uno degli aspetti che spesso confonde i nuovi utenti di Linux è capire come vengono utilizzate le partizioni nel sistema operativo Linux. In DOS/Windows è relativamente semplice: se esistono più partizioni, ogni partizione utilizza una "lettera del disco". Quindi potete utilizzare una lettera per fare riferimento ai file e alle directory presenti sulla partizione corrispondente.

Il modo con cui Linux gestisce le partizioni e, quindi, l'archiviazione sulle unità disco in generale, è completamente diverso. La differenza risiede nel fatto che ogni partizione viene utilizzata per supportare l'archiviazione di un singolo set di file directory. Questo avviene associando una partizione a una directory attraverso un processo chiamato mounting. Montare una partizione vuol dire rendere disponibile il contenuto in essa archiviato a partire dalla directory specificata (nota come mount point).

Per esempio, se la partizione /dev/hda5 viene montata su /usr, significa che tutti i file e le directory sotto /usr risiedono fisicamente su /dev/hda5. Così il file /usr/share/doc/FAQ/txt/Linux-FAQ sarà archiviato in /dev/hda5, ma non il file /etc/X11/gdm/Sessions/Gnome.

Continuando con questo esempio, è anche possibile che una o più directory sotto /usr siano mount point per altre partizioni. Per esempio, una partizione (come /dev/hda7) può essere montata su /usr/local, il che significa che /usr/local/man/whatis risiede su /dev/hda7 anziché su /dev/hda5.

D.1.8. Quante partizioni?

A questo punto del processo di preparazione dell'installazione di Red Hat Enterprise Linux, dovete tenere in considerazione il numero e le dimensioni delle partizioni che vengono utilizzate con il nuovo sistema operativo. La domanda "quante partizioni" continua a generare discussioni nella comunity di Linux, è meglio dire che probabilmente ci sono tante modalità in cui creare partizioni quante sono le persone che ne discutono.

Ricordando questo, noi consigliamo che, se non avete un motivo per fare diversamente, dovreste almeno creare le seguenti partzioni: swap, /boot/ (o una partizione /boot/efi/ per sistemi Itanium),, /boot/efi/, e / (root).

Per maggiori informazioni, consultate la Sezione 4.17.4.

CautelaAttenzione
 

Assicuratevi di leggere la Sezione D.1.9 — le informazioni contenute sono applicate alla partizione /boot.

D.1.9. Ultimo consiglio: utilizzare GRUB o LILO

GRUB e LILO sono i metodi più comuni per avviare Red Hat Linux su sistemi basati su x86. Come loader per il sistema operativo, operano "esternamente" a qualsiasi sistema operativo, utilizzando solo il Basic I/O System (o BIOS) integrato nell'hardware del computer. Questa sezione descrive l'interazione di GRUB e LILO con i BIOS dei PC ed è specifica per i computer x86 compatibili.

D.1.9.1. Limitazioni riguardanti il BIOS con GRUB e LILO

GRUB e LILO sono soggetti ad alcune limitazioni imposte dal BIOS della maggior parte dei computer x86-based. Gran parte dei BIOS, infatti, non può accedere a più di due dischi fissi e non può accedere ai dati inclusi oltre il cilindro 1023 di qualunque unità. Alcuni BIOS più recenti, non hanno queste limitazioni, ma questo non significa che il problema non sia diffuso.

SuggerimentoSuggerimento
 

Durante il partizionamento del vostro disco fisso, ricordatevi che il BIOS in alcuni sistemi meno recenti non può accedere, su di un disco fisso, oltre ai primi 1024 cilindri. Se questo è il caso, lasciate spazio sufficiente per la partizione Linux /boot sui primi 1024 cilindri del vostro disco fisso, in modo da avviare Linux. Le altre partizioni di Linux possono trovarsi dopo il cilindro 1024.

In parted, i 1024 cilindri equivalgono a 528MB. Per maggiori informazioni, consultate:

http://www.pcguide.com/ref/hdd/bios/sizeMB504-c.html

Tutti i dati di cui GRUB e LILO hanno bisogno al momento dell'avvio della macchina (incluso il kernel di Linux) sono contenuti nella directory /boot. Se seguite la struttura delle partizioni consigliato, oppure state eseguendo un partizionamento automatico, la directory /boot verrà creata in una partizione piccola e separata. Altrimenti, potrà risiedere nella partizione root (/). In ogni caso, la partizione nella quale /boot risiede, deve essere conforme alle seguenti linee guida se si desidera utilizzare GRUB o LILO per avviare il vostro sistema Red Hat Enterprise Linux:

Sulle prime due unità IDE

Se avete 2 unità IDE (o EIDE), /boot deve risiedere su una di esse. Notate che questo limite di due unità, include anche qualunque unità CD-ROM IDE sul controller primario IDE. Quindi se avete un disco fisso IDE e un CD-ROM IDE sul controller primario, /boot deve trovarsi solo sul primo disco fisso, anche se avete altri dischi fissi sul controller secondario IDE.

Sulla prima unità IDE o SCSI

Se avete una unità IDE (o EIDE) e una o più unità SCSI, /boot deve trovarsi o sull'unità IDE o su quella SCSI sull'ID 0. Altri ID SCSI non funzioneranno.

Sulle prime due unità SCSI

Se avete solo dischi fissi SCSI, /boot deve trovarsi su un disco all'ID 0 o ID 1. Altri ID SCSI non funzioneranno.

Come si è detto prima, è possibile che alcuni dei BIOS più recenti permettano a GRUB e LILO di funzionare con configurazioni che non soddisfano le linee guida descritte. Allo stesso modo, alcune delle caratteristiche più nascoste di GRUB e LILO possono essere utilizzate per avviare il sistema, anche se non rientrano nelle linee guida indicate. Tuttavia, a causa delle numerose variabili esistenti, Red Hat non supporta queste eccezioni.

NotaNota Bene
 

Disk Druid, e il partizionamento automatico, tengono conto delle limitazioni legate al BIOS.

Note

[1]

I blocchi sono realmente di dimensioni regolari, a differenza delle illustrazioni. Tenete inoltre presente che un disco fisso medio contiene migliaia di blocchi. Ma ai fini di questa spiegazione, non è il caso di dar peso a queste piccole discrepanze.